Jazz drums: un espresso con Enzo Zirilli
Image Credits: Carlo Mogavero
12 gennaio 2021
Enzo Zirilli è uno dei più interessanti batteristi europei: a suo agio in Italia come a Londra, sua città adottiva, l’abbiamo intervistato nel periodo tra il primo e il secondo lockdown.
Quali sono le attività che hai preparato durante il periodo del lockdown?
Sicuramente mi piacerebbe portare avanti il progetto del trio che ho costituito con Massimo Colombo al pianoforte e Maurizio Quintavalle al contrabbasso, dedicato ai Weather Report. Abbiamo inciso un primo album, Acoustic Weather – The Music Of Weather Report in cui abbiamo rivisitato alcuni grandi classici del gruppo americano, e siamo già d’accordo di realizzare un secondo volume.
Sicuramente mi piacerebbe portare avanti il progetto del trio che ho costituito con Massimo Colombo al pianoforte e Maurizio Quintavalle al contrabbasso, dedicato ai Weather Report. Abbiamo inciso un primo album, Acoustic Weather – The Music Of Weather Report in cui abbiamo rivisitato alcuni grandi classici del gruppo americano, e siamo già d’accordo di realizzare un secondo volume.
Il secondo pensiero va naturalmente a Zirobop, il quartetto che dirigo da tanti anni: con loro abbiamo inciso due album e sto pensando di realizzare il terzo capitolo, sono passati più di due anni dal secondo lavoro, materiale ne abbiamo molto e quindi bisogna trovare solo il momento adatto.
Nei mesi di lockdown hai caricato molta musica inedita sul web.
Paradossalmente dove non è arrivata la mia attività live è arrivato internet, perché ho caricato (imparando a smanettare quasi come un pro!) molto materiale. È stato un salto nel passato, un progetto a cui sono particolarmente affezionato è il primo (e unico album) realizzato con Andrea Allione: per me è stato particolarmente importante, era il 1992 ed eravamo molto avanti per i tempi. Riascoltandolo mi sono reso conto che la musica è ancora molto fresca.
Paradossalmente dove non è arrivata la mia attività live è arrivato internet, perché ho caricato (imparando a smanettare quasi come un pro!) molto materiale. È stato un salto nel passato, un progetto a cui sono particolarmente affezionato è il primo (e unico album) realizzato con Andrea Allione: per me è stato particolarmente importante, era il 1992 ed eravamo molto avanti per i tempi. Riascoltandolo mi sono reso conto che la musica è ancora molto fresca.
Ho poi aggiunto dei live (per esempio con Pieranunzi) che non sono mai diventati dischi ma il cui livello è davvero altissimo: ci sono insomma tante chicche e quindi consiglio a tutti di fare una visita perché tutto il materiale che ho caricato è interessante.
La cosa bella di questa piattaforma è che mi ha messo in contatto con molte persone che mi hanno poi anche scritto, e questo mi ha fatto piacere. È stato un bel lavoro di archivio che ho potuto apprezzare visto che eravamo tutti a casa senza la solita frenesia.
Altri progetti che stai immaginando?
Ho un’idea che sto portando avanti con due ragazzi giovani in cui affrontiamo il repertorio del pop; sono canzoni pop dagli anni 70 in avanti (con una grande valenza armonica) di artisti come Talk Talk, Steps Ahead, Donald Fagen, Pino Daniele, tutte riviste in dimensione acustica. I ponti tra passato e futuro sono importanti!
Ho un’idea che sto portando avanti con due ragazzi giovani in cui affrontiamo il repertorio del pop; sono canzoni pop dagli anni 70 in avanti (con una grande valenza armonica) di artisti come Talk Talk, Steps Ahead, Donald Fagen, Pino Daniele, tutte riviste in dimensione acustica. I ponti tra passato e futuro sono importanti!
Una delle polemiche generali della scorsa estate verteva sui festival che hanno chiamato sempre i soliti noti. Come la vedi?
Penso che sia un peccato, è stata un’occasione persa: con i soldi con cui paghi tre concerti di artisti molto famosi puoi invitare 20 o 30 gruppi di ragazzi (e non solo) che hanno molte cose da dire, e anche molto interessanti. È un peccato, è stata un’occasione persa ed è un disperdere risorse a vantaggio dei soliti noti quando si potrebbe ridistribuire meglio. C’è anche chi ha voglia di rischiare, ma la situazione è davvero un po’ triste.
Penso che sia un peccato, è stata un’occasione persa: con i soldi con cui paghi tre concerti di artisti molto famosi puoi invitare 20 o 30 gruppi di ragazzi (e non solo) che hanno molte cose da dire, e anche molto interessanti. È un peccato, è stata un’occasione persa ed è un disperdere risorse a vantaggio dei soliti noti quando si potrebbe ridistribuire meglio. C’è anche chi ha voglia di rischiare, ma la situazione è davvero un po’ triste.

© Roberto Cifarelli
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