Giuseppe Magagnino
My Inner Child
GleAM Records, 2022
Il bambino interiore di Giuseppe Magagnino nel nuovo album pubblicato da GleAM Records.
La ricerca di equilibrio tra l’esperienza acquisita e la capacità di riconnettersi sempre alla parte più spontanea di noi è un tema centrale nel percorso del musicista di Jazz. Ritrovare lo stupore per il suono e rinnovare la gioia della scoperta sono elementi cari alla ricerca del pianista e compositore pugliese Giuseppe Magagnino in questo suo primo disco da leader, intitolato My Inner Child ed edito da GleAM Records.
La formazione è il piano trio e a completarlo sono Luca Alemanno al contrabbasso e Karl-Henrik Ousbäck alla batteria: due fuoriclasse che, oltre alle proprie doti solistiche (penso al solo di batteria e agli scambi con il piano su “Mi Vida” e al solo di contrabbasso su “A Long Journey”), dimostrano un perfetto allineamento estetico con la musica scritta dal leader e con le sue qualità di improvvisatore. Il trio suona contemporaneo e allo stesso tempo nel solco della tradizione, grazie ad un certo equilibrio tra interplay, coralità e freschezza nel modo di condurre la pulsazione.
Ma torniamo al concept dell’album. L’esperienza genera consapevolezza e automatismi che, insieme alla sicurezza, possono togliere magia a quel processo di continua scoperta che gli artisti cercano nella musica.
In Giuseppe Magagnino non si tratta tanto di una ricerca sintattica nella grammatica del Jazz; lui sembra cercare, piuttosto, la libertà attraverso una connessione profonda con l’attimo presente, con tutti i rischi che questo comporta. In tal senso, si percepisce un’affinità con il Jarrett dello Standard Trio, in particolare nel voler abbandonare le sovrastrutture in favore della narrazione interiore, seppur con un più evidente legame con un retaggio hard-bop.
Magagnino possiede, inoltre, una grande verve espressiva su brani dal clima latino (da ascoltare il tema e la dinamica in Mi Vida) e una carica swing ricca di inflessioni bluesy e giochi poliritmici, che riportano alla mente tanto il giovane Hancock (penso a “Conversando con George”) quanto pianisti più contemporanei come Danilo Perez e Brad Mehldau (è il caso del solo sulla title track “My Inner Child”).
Nella bellissima ballad “Deja Vu”, evoca atmosfere sognanti attraverso un consumato uso del tocco e della dinamica, riportandoci alla mente stilisti della tradizione come Hank Jones. Nelle due takes in piano solo (il waltz “Dancing With Shadows” e una versione personale di “I Loves You Porgy” di Gershwin) cogliamo un lirismo in cui risuonano echi del belcanto italiano e dell’impressionismo francese.
Perfettamente a suo agio anche su brani even 8th e dall’impronta più rock, il Magagnino compositore elabora melodie che rimangono impresse nella mente, con armonie di grande profondità. Ne sono un esempio brani come “A Long Journey”, dal clima implacabile e sofferto, ma anche temi più dichiaratamente pop come “Nelle Tue Mani” o la bella title track “My Inner Child” in cui, forse complice la linea vocale, sembra di rivivere le atmosfere di certo cinema italiano degli anni 70.
Una bella prova di maturità per un trio giovane e per un pianista di cui possiamo facilmente prevedere un futuro luminoso.
(VDG)
Giuseppe Magagnino My Inner Child GleAM Records 2022 © Jazzespresso 2022
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