Kate Wyatt
Artifact
Auto, 2022
Si intitola Artifact l’album di debutto della pianista canadese Kate Wyatt.
Considerata nel novero dei migliori musicisti della scena canadese (e di quella di Montreal in particolare), Kate Wyatt ha pubblicato lo scorso giugno Artifact, il suo primo album da leader. Accompagnata da Lex French alla tromba, Adrian Vedady al contrabbasso e Jim Doxas alla batteria, la Wyatt ha autoprodotto un album che raccoglie sette brani che possiamo classificare nel grande “insieme” del contemporary jazz.
L’album si rivela intrigante per le sonorità già a partire dalla prima traccia: “Artifact” è un brano modale, con assoli lunghi e articolati che si apprezza per il mood rilassato. Anche quando la musica esprime tensione il gruppo non ha bisogno di “urlare”, mantenendo un controllo dinamico e ritmico particolarmente affascinante.
Ben riuscita la cover di “A Flower Is A Lovesome Thing”, classico scritto da Billy Strayhorn qui in versione particolarmente lirica, anche grazie alla bella esposizione tematica di French. “Lhotse Face” è il brano veloce del disco, e le intricate armonie ben si accompagnano alla semplice melodia, sorretta dall’ottimo drumming di Doxas. “Antepenultimate” è il brano più articolato dal punto di vista formale, e anche il più scuro e dissonante; molto ben riuscito qui l’assolo della leader, nervoso e rilassato allo stesso tempo.
Misteriosa e allo contemporaneamente solare la conclusiva “Duet”, con un efficace ostinato ritmico di contrabbasso che sostiene l’intero brano.
Artifact è un disco realizzato da un quartetto particolarmente coeso, che esalta le ottime composizioni di Kate Wyatt, personali e ben riuscite. Un ottimo esordio che fa attendere con una certa curiosità (e impazienza) il prossimo lavoro di Kate Wyatt.
(EM)
Kate Wyatt Artifact Auto 2022 © Jazzespresso 2022
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