Il Sognatoio: un espresso con Ludovico Peroni
Image Credits: Ludovico Peroni © Giacomo Alessandrini
22 luglio, 2020
A settembre sarà pubblicata per l’etichetta Da Vinci “Il Sognatoio”, l’opera vincitrice del premio “Teatro, Musica e Shoah” 2017 composta da Ludovico Peroni, artista e conduttore della Quick Response Orchestra. Ci siamo fatti raccontare in anteprima la genesi del progetto.
> Ivano Rossato
Com’è nata l’idea del progetto “Il Sognatoio”?
Mi ero impegnato nella scrittura di alcune composizioni sperimentali che potessero descrivere musicalmente come funziona la mia memoria e, soprattutto, i miei sogni. Per caso, in quegli stessi giorni, ho intercettato il bando al concorso “Musica, Teatro e Shoah” del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo; ho quindi subito pensato di mettere a servizio di un tema forte, come quello della Shoah, la forma onirica musicale che stavo sempre più definendo. È stato un lavoro che – dopo giorni di studio intenso, in cui ho letto libri, visto documentari e studiato nuovi manuali di composizione – ho scritto e arrangiato tutto d’un fiato e in meno di una settimana. Ne è risultata una scrittura ricca di suggestioni provenienti dalla musica contemporanea, dal pop, dal jazz e dalla musica concreta e, soprattutto, in cui erano contemplati, già dalla sua genesi compositiva, degli sviluppi improvvisativi guidati da tecniche di Improvvisazione Gestuale.
Siccome mi piacciono le date simboliche, ho consegnato tutto il giorno stesso del mio compleanno. Non so per quale motivo, ma la commissione del premio ha pensato di assegnare “Il Sognatoio” il primo premio del concorso. Quindi questo viaggio – compiuto durante gli ultimi attimi di vita e nella mente di un ebreo, sopravvissuto ai campi di concentramento, e fatto di ricordi e associazioni sonore e musicali – doveva continuare il suo cammino.
Qual è stato l’approccio compositivo e il processo di registrazione?
Nel sogno e nei ricordi si abbattono confini e barriere, quindi ho cercato di fondere tutti gli stili e le tecniche che mi illudo ancora di conoscere e padroneggiare: dalla composizione seriale allo special della canzone pop. Per quanto riguarda la registrazione è stata una decisione particolare. Non volevamo assolutamente rinunciare a registrare tutti in presenza e in un unico ambiente. Per questo sono trascorsi molti mesi che ci hanno tenuti impegnati nella ricerca di uno studio in grado di accogliere e gestire un ensemble che suonasse in presa diretta e, soprattutto, con tutti i musicisti che potessero guardarsi negli occhi. Ironia della sorte ho trovato la soluzione che più mi ha convinto a due passi da casa, a Fermo, presso il Nufabric Basement Recording Studio.
Quali musicisti hai coinvolto oltre ai QRO?
Fabrizio De Rossi Re, nelle sue magnifiche note di copertina al disco, ha definito i musicisti de “Il Sognatoio” una nave di folli. C’è chi frequenta maggiormente la musica di ricerca, chi la contemporanea, chi il pop, chi il jazz e chi l’heavy metal. Una formazione schizofrenica, forse, più che folle. In aggiunta a QRO hanno partecipato al disco la voce narrante di Filippo Davoli (autore anche della composizione poetica che fa da cornice all’opera) e il clarinetto di José Daniel Cirigliano che ha accettato di duettare con la voce di Hitler in una mia composizione per clarinetto solo e tape music.
Fabrizio De Rossi Re, nelle sue magnifiche note di copertina al disco, ha definito i musicisti de “Il Sognatoio” una nave di folli. C’è chi frequenta maggiormente la musica di ricerca, chi la contemporanea, chi il pop, chi il jazz e chi l’heavy metal. Una formazione schizofrenica, forse, più che folle. In aggiunta a QRO hanno partecipato al disco la voce narrante di Filippo Davoli (autore anche della composizione poetica che fa da cornice all’opera) e il clarinetto di José Daniel Cirigliano che ha accettato di duettare con la voce di Hitler in una mia composizione per clarinetto solo e tape music.

Quale pensi sia il rapporto con le tue opere precedenti?
Pur avendo delle connessioni intime con il mio sentire musicale “Il Sognatoio” rappresenta un unicum rispetto ai miei lavori precedenti. Una delle decisioni più grandi è stata quella di scegliere di dargli una forma definitiva, discografica: precedentemente eravamo stati molto restii a fissare performance che, per loro natura, volevamo fossero percepite sempre come nuove e create nell’attimo presente.
Pur avendo delle connessioni intime con il mio sentire musicale “Il Sognatoio” rappresenta un unicum rispetto ai miei lavori precedenti. Una delle decisioni più grandi è stata quella di scegliere di dargli una forma definitiva, discografica: precedentemente eravamo stati molto restii a fissare performance che, per loro natura, volevamo fossero percepite sempre come nuove e create nell’attimo presente.
Qual è la tua riflessione sull’impatto della recente crisi sanitaria sul mondo della musica?
Abbiamo vissuto un periodo incredibile che ha fatto percepire, letteralmente, le fragilità del nostro tempo. Il mondo dell’arte e dello spettacolo hanno poi dovuto affrontare riflessioni davvero profonde e arrivare a conclusioni non sempre univoche. Quello che mi ha più toccato è però vedere come, a prescindere dalla forma scelta, si sia percepito un horror vacui senza precedenti: una sensazione che ci ha fatto intuire come potesse essere inquietante un mondo con le radio spente, i televisori silenziosi e i cinema e i teatri vuoti. Questa sensazione sento che ci ha spinti a riflettere profondamente sul ruolo dell’arte, dello spettacolo e della musica nelle nostre vite. Ruolo che spesso diamo, stupidamente, per scontato.
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