Sicilia Jazz Festival: un espresso con Ignazio Garsia e la Fondazione The Brass Group

 

7 settembre, 2021

Il Sicilia Jazz Festival prenderà vita dal 13 al 19 settembre e nell’organizzazione vede occupare un ruolo primario la Fondazione The Brass Group, fondata nel 1974 a Palermo dal pianista Ignazio Garsia, che rappresenta da sempre una delle realtà nazionali più attive nell’organizzazione e nella promozione della musica jazz. Abbiamo fatto due chiacchiere con il maestro Garsia. 

> Ivano Rossato 


Qual è il punto di forza del Sicilia Jazz Festival?
Credo che risieda nella produzione, nell’idea di creare, di far musica prodotta, pensata.  Infatti l’elemento caratterizzante credo che sia il fatto che molti di questi concerti siano delle vere e proprie produzioni originali, a partire, per esempio dal concerto che Alex Britti terrà con l’Orchestra Jazz Siciliana. Tutte le orchestrazioni e tutti gli arrangiamenti sono scritti ad hoc, pensati proprio per questo concerto. Valga la stessa cosa per il concerto di Samuel che si terrà il 14 con Roy Paci, sempre con l’Orchestra Jazz Siciliana e sempre con arrangiamenti scritti per l’occasione. La stessa cosa poi si ripete anche giorno 16 con Mario Biondi che, oltre ai brani orchestrati e arrangiati da Pino Jodice per il progetto su Al Jarreau, proporrà anche brani appositamente scritti per questo concerto. Ecco, io credo che di festival jazz se ne fanno tanti, ma un festival fortemente caratterizzato dall’aspetto produttivo con, appunto, musica d’orchestra scritta ad hoc, se ne sentono pochi.
 
 
…e poi ci sono le collaborazioni…
Molto importante è il fatto di aver coinvolto tutti i conservatori e tutti i giovani della Sicilia. Questo Festival vedrà l’orchestra dei Conservatori di Palermo, di Messina, di Trapani e di Ribera e il liceo musicale di Catania che, oltre alle loro produzioni con tanti giovani, presenteranno anche formazioni cameristiche di jazz che riempiranno, in quella settimana dalle 18 fino alle 23 circa, quel jazz village che sarà creato per l’occasione nell’area del centro storico sede di tre monumenti meravigliosi della nostra città come il Complesso Monumentale di Santa Maria dello Spasimo, dove ha sede la Fondazione The Brass Group, e il Real teatro Santa Cecilia, che è l’unico teatro pubblico storico che esiste al mondo destinato al Jazz. Qui nasce il melodramma in Sicilia, è il primo teatro che ha ospitato il melodramma del più antico teatro siciliano. Per ultimo il convento di Sant’Anna, in questo triangolo del centro storico di Palermo, che sarà sede di questi concerti. Poi la sera, invece, alle 21:30 i concerti d’orchestra si svolgeranno al Teatro di Verdura che è il teatro estivo della città.
Una particolare attenzione anche a chi sta ancora studiando musica…
…certo, perché i giovani sono i protagonisti della musica. Sono gli iscritti ai conservatori che avranno una bellissima opportunità grazie al festival di poter godere annualmente di un palcoscenico che consenta loro di potersi esprimere accanto ai grandi nomi del concertismo internazionale. Mi sembra questa una cosa giusta perché il futuro sono loro.
 
 
Come si inserisce il Festival in un progetto di ampio respiro?
È una iniziativa che va a completare quella che è l’offerta culturale e musicale e di una istituzione qual è appunto il The Brass Group, che invece svolge attività 365 giorni l’anno. Io dico sempre che è importante pensare a qualcosa che offra tutto l’anno, periodicamente con una regolarità e con una certa organicità, un servizio che renda quella che considero l’informazione musicale. Un servizio che serva proprio alla gente, ai giovani, per avere delle opportunità per ascoltare le musiche e i linguaggi del nostro tempo, ciò in cui da sempre la Fondazione The Brass Group trova l’espressione maggiore. 
 
Quindi diciamo che avere poi un Festival che si chiami appunto Sicilia Jazz Festival è come dire, bene, abbiamo avuto l’antipasto, il primo, un bel secondo, adesso ci meritiamo anche una torta con un dono finale per festeggiare. Insomma, quella che è l’offerta che sistematicamente avviene nelle quattro stagioni e che culmina con un festival. Un evento conclusivo che una volta all’anno, nel mese di settembre sia l’occasione di fare un consuntivo di quella che è stata l’offerta musicale dei nostri figli, delle nostre istituzioni, dei conservatori e delle scuole.
 
 
 
Se si dovesse scegliere un solo insegnamento a un giovane musicista quale sarebbe?
Di cominciare dagli studi classici. Io sono fermamente convinto che per suonar bene jazz bisogna prima studiare Bach , Beethoven e i grandi classici e solo dopo arrivare ai linguaggi contemporanei. Al musicista oggi direi, prima di iscriversi al triennio o al biennio di Jazz studia la musica classica, la nostra grande tradizione, perché è veramente formativa. D’altronde non conosco un grande pianista o un grande musicista del nostro tempo che non abbia una formazione classica, a cominciare dal nostro Stefano Bollani che è un simbolo, come anche Fabrizio Bosso, come tutti i grandi musicisti italiani che hanno una formazione assolutamente classica.
 
 
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